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Aggiornamenti sul caso Emanuela Orlandi

Caso Orlandi, parla Giuseppe Pignatone: “Capaldo mi ha nascosto la trattativa col Vaticano”

Ricevuto in commissione il dottor Giuseppe Pignatone, procuratore a Roma quando è stata chiusa la seconda inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi nel 2015 ed è avvenuta l’estumulazione della tomba di De Pedis in Sant’Apollinare con conseguente trattativa fra Stato e Vaticano ed ex presidente del Tribunale Vaticano.
A cura di Beatrice Tominic
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A sinistra Giuseppe Pignatone, a destra Emanuela Orlandi.
A sinistra Giuseppe Pignatone, a destra Emanuela Orlandi.
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Ricevuto in commissione bicamerale d'inchiesta Giuseppe Pignatone, presidente del Tribunale Vaticano fino allo scorso 31 dicembre e procuratore di Roma dal 2012 al maggio 2019, nel periodo in cui è stata scoperta la tomba di Enrico De Pedis, detto Renatino, in Sant'Apollinare, si è tenuta la famosa trattativa Stato e Vaticano sull'estumulazione e, nel 2015, sono state archiviate le indagini sui casi di scomparsa di Emanuela Orlandi, scomparsa il 22 giugno del 1983.

Interrogato dalla commissione bicamerale d'inchiesta sul caso di scomparsa della ragazza, all'epoca qundicenne, Pignatone ha spiegato di essere rimasto all'oscuro della trattativa fra Procura e Vaticano per volere di Capaldo e ha sottolineato, ancora una volta, come già aveva fatto in passato, di non essere stato l'unico a volere l'archiviazione del caso.

Pignatone su Capaldo: "Mi ha voluto lasciare all'oscuro di tutto"

Nel corso dell'audizione davanti ai parlamentari, Pignatone ha parlato del suo rapporto con il pm Capaldo (che, in alcuni casi si riflette direttamente con quello con la pm Maisto), sia nel pieno della trattativa fra Procura e Vaticano, quando a rappresentare erano il capo della gendarmeria vaticana Domenico Giani e il suo vice, Costanzo Alessandrini sia in seguito, come avvenuto ad esempio con il botta e risposta mezzo stampa.

"Nel mio incarico da procuratore non fui mai informato degli incontri avuti dal procuratore Capaldo con Giani e Alessandrini – ha spiegato in commissione – Avvennero prima che arrivassi a Roma, ma non sono stato informato neanche dopo. Evidentemente Capaldo volle tenermi all'oscuro di questi contatti qualsiasi fossero i contenuti" .

Nel suo discorso, inoltre, Pignatone ha sottolineato di aver scoperto della cosiddetta trattativa soltanto tempo dopo da ricostruzioni giornalistiche: "Capaldo dice di non avermi detto niente degli incontri (avvenuti prima dell'assunzione dell'incarico di procuratore capo, ndr) perché io non glielo avevo mai chiesto. Ma la verità è che il 2 aprile 2012, pochi giorni dopo essere arrivato nella capitale e dopo un articolo di stampa, gli domandai esplicitamente chiarimenti su quanto pubblicato e sull'esistenza di eventuali altri spunti utili alle indagini". Per questa ragione il sospetto di Pignatone è che sia stato Capaldo stesso a volerlo escludere da questi accordi.

Poi ha precisato: "Sulla tomba di De Pedis a Sant'Apollinare ho avuto risposte soltantoolo dopo più di un mese, a fronte di una continua insistenza degli organi di informazione. Chiesi informazioni in proposito: se ci fosse un motivo per non fare questa verifica. Capaldo mi disse che secondo lui era inutile, ma non vi erano ostacoli alla riapertura – ha aggiunto, sottolineando la sua volontà di cambiare prospettiva – Così ho invitato i miei colleghi a rivalutare la situazione: a mio avviso era positivo fare chiarezza". In risposta, anche i due sostituti procuratori, Capaldo e Maisto, gli avrebbero detto che condividevano la sua opinione. E la tomba è stata aperta.

La richiesta di archiviazione: "Comunque non è stata una pietra tombale"

Una volta chiarito il suo ruolo nella trattativa fra Procura e Vaticano, Pignatone ha proseguito affrontando il tema dell'archiviazione delle indagini.

"A differenza di ciò che è stato spesso detto, sottolineo che non è vero che io abbia avocato il procedimento né è vero che sia stato il solo a volere l'archiviazione dato che questa era l'indicazione della maggioranza dei titolari, indicazione che io condivisi convintamente", ha precisato davanti alla commissione bicamerale d'inchiesta.

"Si dice che con la richiesta di archiviazione del 2015 sia stata messa la pietra tombale sulla vicenda, è falso a norma di codice – ha spiegato ancora – Lo scopo dell'archiviazione era definire, a scadenza di legge, la posizione della persona sottoposta a indagine in quello specifico procedimento: nulla vietava di iniziare anche un altro procedimento, allora come oggi, se si fossero delineate altre ipotesi investigative".

Lo scontro con Capaldo sull'archiviazione: "Del tutto fisiologico"

Per concludere ha passato in rassegna anche lo scontro mezzo stampa con Capaldo, emerso dai loro due punti di vista differenti sul caso Orlandi. "È del tutto fisiologico che, in un procedimento con più titolari, si manifestino opinioni contrastanti; di solito si giunge a una posizione condivisa ma se questo non avviene la normativa rimette la decisione al procuratore", ha ricordato Pignatone ai parlamentari presenti.

"Procuratore nostro", la difesa di Pignatone

Pignatone ha poi fornito un ulteriore chiarimento sull'intercettazione telefonica fra la vedova di De Pedis e Don Vergari, quando la donna, per tranquillizzare il religioso, gli ha detto: "Non preoccuparti, adesso arriva il procuratore nostro", proprio nel periodo del cambio di nomine in procura. "Questo non significa che quello che diceva la vedova De Pedis (morta nel frattempo, ndr) fosse vero, naturalmente", aveva puntualizzato l'avvocata Laura Sgrò che assiste la famiglia Orlandi, nel corso di un'intervista a Fanpage.it.

Davanti alla commissione è stato il procuratore a fare chiarezza a riguardo: "Parlavano di un procuratore nuovo, non nostro – ha spiegato – Nelle intercettazioni fra i due io vengo chiamato come Pignatone e in sette occasioni come procuratore nuovo, perché ero arrivato da appena due mesi. Solo nel corso di una telefonata del 19 maggio Di Giovanni avrebbe detto, secondo la trascrizione, tanto il procuratore nostro sta prosciogliendo, sta archiviando tutto e ciò ha giustificato ampie elucubrazioni. Per scrupolo ho anche incaricato una consulente tecnica".

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